Varese, Coldiretti: fermare la corsa al consumo di suolo. Serve subito una legge e strumenti concreti per i comuni
Il consumo di suolo continua a crescere e colpisce anche la provincia di Varese. Secondo il Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” dell’Ispra, nel 2024 l’Italia ha registrato 22,9 ettari al giorno di nuovo suolo consumato, pari a oltre 9.000 metri quadrati l’ora. Il dato segna un aumento di oltre il 15% rispetto all’anno precedente. In termini netti, il saldo sfiora i 78 chilometri quadrati, tra i livelli più alti dell’ultimo decennio.
Lombardia prima in Italia per aree artificiali a Varese
La Lombardia si conferma la regione più artificiale d’Italia, con il 12,22% di territorio coperto e oltre 291 mila ettari di aree artificiali. In questo contesto, la provincia di Varese ha perso nel solo 2024 altri 58 ettari, raggiungendo un totale di 25.249 ettari di suolo consumato. L’incremento annuale è dello 0,23%. Il consumo pro capite tocca i 287 metri quadrati per abitante, mentre la densità di nuovo consumo è di 4,63 metri quadrati per ettaro.
La preoccupazione di Coldiretti Varese
“Varese non può permettersi di continuare a consumare suolo a questo ritmo. In un solo anno abbiamo perso altri 58 ettari, spesso aree agricole pregiate o spazi naturali che garantiscono servizi ecosistemici e sicurezza idrogeologica”, dichiara Pietro Luca Colombo, presidente di Coldiretti Varese.
“È necessario approvare al più presto una legge nazionale sul consumo di suolo e dotare i comuni di strumenti semplici e risorse adeguate. Solo così si potrà favorire il recupero dell’esistente, la rigenerazione urbana e il riuso delle aree dismesse. Difendere il suolo significa difendere le nostre imprese agricole, il paesaggio e la qualità della vita dei cittadini”, aggiunge Colombo.
Il peso della logistica e dei data center
Il rapporto Ispra evidenzia anche dinamiche legate a nuove forme di consumo di suolo. Tra queste, l’espansione delle aree dedicate alla logistica e ai data center. Nel 2024 gli insediamenti logistici sono aumentati in particolare in Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia, con un incremento di 69 ettari. I data center hanno invece occupato oltre 37 ettari, concentrati soprattutto nel Nord Italia.
Il nodo del fotovoltaico a terra
Un altro aspetto preoccupante è rappresentato dal fotovoltaico a terra. Il consumo di suolo dovuto a questi impianti è quadruplicato in un solo anno, passando da 420 ettari nel 2023 a 1.702 ettari nel 2024. L’80% di queste superfici è su terreno agricolo. Diverso il caso degli impianti agrivoltaici, a bassa densità, che nel 2024 hanno interessato circa 132 ettari e non sono contabilizzati come consumo di suolo nella metodologia SNPA.
“La transizione energetica deve essere gestita con equilibrio”, sottolinea Colombo. “Sì al fotovoltaico sui tetti, nelle aree già compromesse e agli impianti agrivoltaici che non sottraggono terra all’agricoltura. No invece ai grandi impianti a terra che cancellano campi e allevamenti. Serve una regia territoriale per evitare nuove colate di cemento e privilegiare il recupero di capannoni, parcheggi e superfici dismesse.”
Un appello per una legge nazionale efficace
Coldiretti ribadisce la necessità di una legge nazionale che metta un freno alla perdita di suolo agricolo. Secondo l’associazione, occorrono misure chiare e vincolanti per i comuni, accompagnate da incentivi economici per chi investe nella rigenerazione urbana.
“Il suolo è una risorsa non rinnovabile. Ogni metro quadrato cementificato è una ferita per l’ambiente e un danno per il futuro delle nostre comunità. A rischio non ci sono solo i terreni agricoli, ma anche la capacità del territorio di assorbire l’acqua e prevenire alluvioni e frane”, conclude Colombo.
L’impatto ambientale e sociale del consumo di suolo
Il consumo di suolo ha effetti diretti sulla qualità della vita dei cittadini. Le superfici impermeabilizzate aumentano il rischio di allagamenti e riducono la capacità di assorbimento delle piogge. Inoltre, la perdita di aree verdi incide sul microclima urbano, facendo crescere le temperature e peggiorando la qualità dell’aria.
Il fenomeno si traduce anche in costi economici. Le amministrazioni locali devono sostenere spese più elevate per la manutenzione delle infrastrutture, la gestione delle acque e la sicurezza del territorio.
Varese e la sfida della sostenibilità
Per Coldiretti Varese, la tutela del suolo è parte integrante di una strategia più ampia di sostenibilità. Proteggere il territorio significa garantire la sopravvivenza delle aziende agricole e preservare il patrimonio paesaggistico che rende unica la provincia.
“Il futuro passa dalla capacità di valorizzare ciò che già abbiamo. Il recupero delle aree dismesse e la rigenerazione urbana devono diventare la priorità. Non possiamo più sacrificare ettari di campagna per nuovi capannoni o centri commerciali”, afferma Colombo.
Un impegno condiviso per il futuro
Il messaggio di Coldiretti è chiaro: serve un impegno collettivo. Le istituzioni, gli enti locali e i cittadini devono collaborare per fermare la corsa al consumo di suolo. Le politiche di pianificazione territoriale devono essere orientate alla tutela ambientale e al sostegno dell’agricoltura.
Solo così sarà possibile garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile, capace di coniugare crescita economica, salvaguardia ambientale e qualità della vita.
Il consumo di suolo, conclude Coldiretti, non è solo una questione urbanistica ma una sfida culturale. Fermarlo significa scegliere un modello di sviluppo che metta al centro le persone e il territorio.








