Dazi USA, frena l’export italiano: crollo da +11% a +0,4%
Dazi preoccupanti per il rallentamento dell’export italiano verso gli Stati Uniti. Dopo mesi di crescita, i dati di maggio mostrano un brusco stop: appena +0,4% contro l’11% dei primi mesi dell’anno.
Le cause? Dazi, inflazione americana e svalutazione del dollaro. Un mix esplosivo che sta colpendo duramente l’agroalimentare italiano, in particolare vino, olio, formaggi e conserve.
Export italiano in frenata: i numeri
Secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, il primo trimestre 2025 era partito bene. Le esportazioni agroalimentari avevano registrato una crescita media dell’11% in valore.
Ma già ad aprile, con l’introduzione dei dazi aggiuntivi del 10% voluti dall’amministrazione USA, si è scesi a +1,3%. A maggio il tracollo: solo +0,4%.
Il colpo è pesante soprattutto su prodotti simbolo del made in Italy. Le esportazioni di olio extravergine d’oliva calano del 17%, quelle di formaggi del 4% e il pomodoro trasformato perde il 17% in valore.
I dazi colpiscono le eccellenze italiane
Le tariffe aggiuntive si sommano a quelle già in vigore. I formaggi pagano un dazio del 25%, il pomodoro e le confetture il 22%, i vini intorno al 15% e la pasta farcita il 16%.
“È una situazione insostenibile per il nostro export italiano”, denuncia Pietro Luca Colombo, presidente di Coldiretti Varese.
Inflazione e dollaro debole aggravano la crisi
Oltre ai dazi, pesa l’inflazione in crescita negli Stati Uniti. A questo si aggiunge la svalutazione del dollaro sull’euro, che rende i prodotti italiani più costosi per i consumatori americani.
“Con un ulteriore 30% di dazi minacciati sugli alimentari, il danno sarebbe enorme”, aggiunge Colombo. “Parliamo del secondo mercato mondiale per il nostro agroalimentare”.
La soluzione? Un accordo tra pari
Coldiretti esclude l’ipotesi di controdazi. “Serve un accordo equo che tuteli le nostre imprese. Senza scendere a compromessi sulla qualità e sulla sicurezza alimentare”, afferma Colombo.
Critiche anche all’atteggiamento dell’Unione Europea. “La presidente della Commissione Von der Leyen è rimasta silente. Non ha fatto valere le concessioni già date agli USA, come l’aumento del contributo alla NATO”.
Un pericolo per tutto il territorio
Il blocco dell’export italiano ha ricadute dirette anche a livello locale. In province come Varese, molte imprese agroalimentari lavorano con l’estero. Il crollo delle vendite negli USA potrebbe avere effetti drammatici su occupazione e indotto.
“Stiamo vivendo una situazione asimmetrica e pericolosa”, sottolinea Colombo. “L’America ci impone dazi, noi continuiamo a concedere senza contropartite reali”.
Vino: piccolo segnale positivo
Tra i pochi dati positivi, si registra un lieve recupero per il vino, che a maggio segna un +3% rispetto ad aprile. Ma è ancora lontano dai numeri pre-dazi.
Il rischio, secondo Coldiretti, è che anche questo settore possa subire nuovi contraccolpi se i dazi verranno estesi o aumentati.
Serve una risposta rapida
“Non possiamo permettere che l’export italiano venga sacrificato per motivi geopolitici”, conclude Coldiretti. “È il momento di una diplomazia commerciale forte, trasparente e concreta”.
L’agroalimentare made in Italy rappresenta una risorsa economica, culturale e sociale. Proteggerlo è un dovere per le istituzioni, nazionali ed europee.







