L’accordo alla Cop 26 in corso a Glasgow, annunciato dal premier britannico Boris Johnson, è di fondamentale importanza, riconoscendo la funzione insostituibile di boschi e foreste nella lotta al cambiamento climatico.
Mettere fine alla deforestazione entro il 2030, con investimenti per quasi 20 miliardi di dollari.
Così Cia-Agricoltori Italiani, ricordando che ogni ettaro di superficie coperta di alberi è in grado di assorbire in media 2 tonnellate l’anno di CO2, liberando una tonnellata di ossigeno.
Un impegno che fa il paio con la piantumazione di mille miliardi di alberi a livello mondiale entro il 2030, fissato nel documento finale del G20 di Roma -osserva Cia- e su cui l’Italia può essere esempio e capofila.
Già oggi, infatti, il patrimonio boschivo nazionale supera gli 11 milioni di ettari di superficie, oltre un terzo dell’intero territorio italiano.
C’è necessità, però, di recuperare, rafforzare e spingere sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, proprio perché sono fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e rappresentano una delle principali risorse per lo sviluppo delle aree rurali e montane.
Un compito -sottolinea Cia- che è cucito addosso agli agricoltori, non solo perché circa il 40% delle aziende del settore è interessato dai boschi, ma anche perché già oggi gli agricoltori sono in prima linea nella salvaguardia del patrimonio forestale del Paese, fungendo da “guardiani” del territorio contro gli incendi e il degrado dei versanti e da “custodi” di suolo e territorio.
“Ovviamente, non basta piantare alberi per risolvere la crisi climatica globale” conclude Cia.
Bisogna lavorare per convincere tutti i Paesi, in primis Cina, India e Russia, a ridurre le loro emissioni attuando le misure necessarie per arrivare insieme al traguardo della neutralità carbonica.