Coldiretti, allarme.Export agroalimentare italiano in crisi: dazi e incertezza frenano la crescita
L’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti rallenta bruscamente. A maggio la crescita si è fermata allo 0,4%, dopo un brillante +11% registrato nel primo trimestre dell’anno.
Lo rivela l’analisi della Coldiretti su dati Istat. Un segnale d’allarme per l’intero comparto. A pesare sono l’incertezza politica, l’inflazione americana, la svalutazione del dollaro e l’introduzione di nuovi dazi.
Dazi Usa e inflazione: combinazione pericolosa
Il freno all’export agroalimentare italiano coincide con l’entrata in vigore, da aprile, dei dazi aggiuntivi imposti dagli Stati Uniti. A maggio, la situazione è peggiorata ulteriormente, con una crescita quasi nulla.
Il presidente americano Trump ha minacciato tariffe fino al 30% su alcuni prodotti alimentari. Si tratta di un colpo duro per un settore che trova negli USA il secondo mercato più importante a livello globale.
Prodotti simbolo in difficoltà
Molti dei prodotti simbolo del made in Italy sono in sofferenza. A maggio, le esportazioni in valore sono crollate per l’olio extravergine d’oliva (-17%), per il pomodoro trasformato (-17%) e per i formaggi (-4%).
Solo il vino ha mostrato un lieve recupero del 3% rispetto ad aprile. Ma resta lontano dai numeri dello scorso anno.
Tariffe salate sulle eccellenze italiane
Secondo Coldiretti, le tariffe aggiuntive imposte dagli Stati Uniti sono molto pesanti. I formaggi subiscono un dazio del 25%. Il pomodoro trasformato e le confetture pagano il 22%. Il vino intorno al 15%. La pasta farcita arriva al 16%.
Questi costi si sommano a quelli già esistenti. Risultato? I prodotti italiani diventano meno competitivi rispetto ai concorrenti locali o di altri Paesi.
Colombo (Coldiretti Varese): “Serve un accordo, non controdazi”
Per Pietro Luca Colombo, presidente di Coldiretti Varese, la situazione è grave ma non priva di soluzioni.
“Non si tratta solo di dazi. C’è anche l’inflazione americana e la svalutazione del dollaro. Tutto questo rende i nostri prodotti più costosi. Il rischio è altissimo per l’export agroalimentare italiano”, spiega.
“Non servono controdazi. Serve un accordo serio tra pari. Bisogna difendere le imprese senza cedere sulla qualità e la sicurezza alimentare”, aggiunge Colombo.
Critiche all’Europa: “Von der Leyen assente”
Coldiretti punta anche il dito contro Bruxelles. In particolare contro la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, accusata di non aver fatto abbastanza.
“L’Europa ha fatto concessioni agli Stati Uniti su tanti fronti, come il contributo Nato. Ma non abbiamo avuto nulla in cambio. Questo squilibrio rischia di affondare l’export made in Italy”, conclude Colombo.
Ripercussioni locali e nazionali
Il rallentamento dell’export colpisce duramente anche i territori. In province come Varese, dove l’agroalimentare ha un ruolo centrale, le conseguenze potrebbero essere pesanti. Non solo per i produttori, ma anche per l’indotto.
In gioco non c’è solo il fatturato, ma anche il lavoro, l’identità e il valore aggiunto del cibo italiano all’estero.
Conclusione
Il rallentamento dell’export agroalimentare italiano verso gli USA è un campanello d’allarme. Serve una risposta politica chiara e condivisa. Un dialogo forte tra Unione Europea e Stati Uniti per difendere un’eccellenza che tutto il mondo ci invidia.
Il tempo stringe. E ogni mese perso rischia di diventare un danno permanente per il made in Italy.







