Carlini Sarah cresciuta a Sesto Calende realtà in cui oggi lavora come consulente presso l’ufficio postale e Consigliere Comunale di Vergiate, paese in cui risiede attualmente.
Alla domanda di quali sono i punti programmatici che intende perseguire nella sua campagna elettorale risponde:
“Quando mi hanno proposto la candidatura a Consigliere Regionale per Fratelli d’Italia
per prima cosa ho lavorato per capire le reali necessità del nostro territorio ovvero l’intera provincia di Varese”.
Certo, i temi sono diversi ed ogni candidato di ogni schieramento politico porterà i propri: viabilità, sanità, sicurezza, turismo, attenzione sociale, scuole, sport… di idee ce ne sono parecchie e non sempre tutte originali.
Ecco dunque come è nato il progetto a cui ho lavorato, affrontando un tema specifico che coinvolge tutti ma che nel nostro territorio è sempre stato considerato marginale.
Prima di tutto ringrazio tutti i professionisti ed esperti nel settore a cui mi sono rivolta
che con le loro osservazioni, consigli, indirizzi mi hanno permesso di dare vita al progetto “dalla pianta all’energia”.
uno studio che cerca di trovare soluzione ad un grande male del nostro territorio e tengo a ringraziare
le realtà locali che lo hanno accolto con entusiasmo in quanto vuole cercare di creare un qualcosa di nuovo e migliorativo per la provincia di Varese.
Da noi infatti il territorio è occupato prevalentemente da boschi
quindi una corretta gestione boschiva è la giusta prevenzione che ci permetterà di risolvere parecchi problemi.
Sto parlando di erosione del suolo, con i conseguenti pericoli di frane e crolli, di reticolo idrico compromesso coi torrenti e fiumi invasi dalla vegetazione.
E che alla prima pioggia forte crea l’effetto diga per poi causare pericolose alluvioni a chi vive più a valle.
Parlo di boschi invasi dalla necromassa, piante morte e schiantate al suolo
che in caso di incendio diventano praticamente ingestibili in quanto alimentano le fiamme per giorni interi.
Per non parlar poi degli alberi morti e secchi in piedi, che marciscono lentamente senza cadere ed impedendo così alle nuove leve di crescere come dovrebbero.
Il principale problema è che i nostri sono in prevalenza boschi di scarso valore “cito nel progetto un vecchio adagio dei tecnici forestali che dice che l’Italia è un paese ricco di boschi poveri”.
Spesso essi vengono abbandonati in quanto non c’è interesse economico dietro la loro cura, la loro manutenzione costa assai più del loro valore effettivo.
Da qui nasce la necessità di rendere appetibile per gli operatori del settore il concetto stesso di salvaguardia del territorio e ciò lo si può ottenere solo permettendo di creare reddito da esso.
Ecco l’idea di una filiera “ultracorta” di biomassa, più selettiva ancora di quella che fino ad oggi si è sviluppata.
Attualmente i già scarsi ricavi della vendita del cippato di legno vergine vengono assottigliati dal trasporto su gomma tramite camion
gli impianti di biomassa sono tutti fuori provincia e questo non lascia agli operatori di settore alcun margine di profitto, quindi ecco i boschi abbandonati a sè stessi.
Immaginate invece impianti mirati che impattano assai marginalmente con l’ambiente circostante e diffusi in maniera capillare sul territorio.
Questi permetterebbero di conferire il materiale stesso direttamente dagli agricoltori ed operatori tramite trattore e carro, evitando la spesa del carico e successivo trasporto dei camion.
Inutile stare ad elencare gli assoluti benefici di una filiera ultracorta, nel progetto sono ben evidenziati e sto facendo incontri mirati per spiegarli meglio.
Se i boschi che ci circondano iniziassero ad essere ben curati come accade in altri paesi (nord Europa insegna) sarebbe un grande passo verso un futuro più sostenibile.
Quali sono impianti a biomassa?