A Varese autobus pubblico pieno come un barcone

L'autobus delle Autolinee Varesine invaso da gente diretta alla Festa islamica del Sacrificio, senza alcun rispetto per distanze e norme Covid-19

A Varese autobus pubblico pieno come un barcone

Eid al-Adha è la Festa islamica del Sacrificio, a ricordo della disponibilità del primo patriarca dell’Islam Ibrāhīm (ndr Abramo), pronto a sacrificare il proprio figlio, Ismaele, a Dio, poi sostituito in extremis da un montone. Praticamente, secondo la versione islamica più accredita, il destinato al sacrifico sarebbe stato Ismaele, figlio della schiava Agar, per gli tutti gli altri, ebrei e cristiani, Isacco figlio della moglie Sara. Fin qui niente di male, anche se si capisce che ognuno la racconta come vuole. Come si suol dire: ciascuno pensa a sé e Dio per tutti (ndr, si spera). Poiché con la fatica delle feste il diavolo ci si veste (ndr, oggi con Internet trovare proverbi è facilissimo), venerdì mattina, 31 luglio 2020, l’autobus delle Autolinee Varesine che, dalla Prima Cappella porta a Bizzozzero, è stato praticamente preso d’ assalto da una moltitudine di persone dirette, a quanto pare, alla moschea di Via Giuseppe Giusti, probabilmente proprio per i festeggiamenti della Festa del Sacrifico. Dopo la fermata di Via Morosini, in centro città, come rispondendo ad una ben precisa strategia, gruppi numerosi di persone di entrambi i sessi, con bambini e carrozzine, tutti vestiti a festa, hanno iniziato a salire sull’autobus. Ed è qui che il diavolo ci ha messo lo zampino, perché quei sette o otto passeggeri, regolarmente seduti e distanziati, si sono ritrovati ammassati in una scatola di sardine, come nelle ore di punta pre-pandemia. Alla faccia delle norme sul Covid-19. Chi fossero quelli che hanno invaso l’autobus non è dato saperlo, facciamo solo delle supposizioni. Di sicuro parlavano una lingua del tutto diversa dal dialetto varesino e tanto meno dall’italiano. Se poi, come si suol dire, l’abito non fa il monaco ma l’abbigliamento probabilmente fa lo straniero (ndr), l’essere scesi tutti insieme alla fermata più vicina alla moschea potrebbe essere la conferma che tutti stessero andando, molti privi di mascherine, alla Festa del Sacrificio. I controllori, inesistenti, non hanno certamente potuto convalidare i biglietti, cosa che solitamente fanno, anche nei momenti di punta, esempio con gli scolari. Naturalmente l’autista non può rifiutarsi di arrestare il mezzo e di aprire le porte alla fermata, l’azienda dei trasporti cosa può fare, o cosa potrebbe fare se non, a quanto pare, visto che hanno le video cassette, forse girarle alle competenti autorità. Resta poi la Polizia Locale, qualcuno la ha allertata e, ammesso che sia stato fatto, che strumenti hanno per intervenire. L’ufficio del Sindaco ha preso nota e riferirà, o già sapeva prima dell’evento. Se l’anziana signora, seduta nell’autobus, quindi a rischio, dovesse prendere il famoso Coronavirus, chi dovrebbe ringraziare, soprattutto quale Dio. Personalmente pensiamo a quello che le illuminasse la mente, suggerendole di scendere subito. Ognuno ha diritto di praticare la propria fede, di festeggiare le proprie ricorrenze, ma sia chiaro non a scapito o a danno degli altri. Francamente esiste un razzismo imperante nell’Italia e nel mondo. Quando poi ci si mette di mezzo la religione, meglio non parlarne tra tolleranza ed intolleranza. Ma esiste anche un razzismo all’incontrario, di quelli che fanno ciò che vogliono, quando vogliono e come vogliono, protetti dall’essere delle minoranze sia religiose che razziali, protetti da leggi permissive o dalla mancanza di applicazione delle stesse, dall’inesistenza di informazioni e di eventuale programmazione da parte delle competenti autorità, che lasciano, al contrario, i propri concittadini in balia di sé stessi, senza protezione. Sarebbe meglio imparare a nuotare prima di buttarsi in acqua per salvare gli altri, perché si finisce poi per affogare entrambi. L’Italia è un pessimo bagnino, che sa a mala pena stare a galla, o se sa nuotare fa di tutto per dimostrare di non esserne capace. L’autobus delle Autolinee Varesine è un barcone alla deriva per la città.