Autonomia differenziata: cosa significa e quali benefici porta
Alla conferenza stampa per la sigla delle pre‑intese sulle prime quattro materie, erano presenti il governatore Attilio Fontana, il ministro Roberto Calderoli e il sottosegretario con delega all’autonomia Mauro Piazza.
Un momento importante, che segna l’avvio concreto del percorso verso l’autonomia differenziata.
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Cos’è l’autonomia differenziata
L’autonomia differenziata è un modello previsto dall’articolo 116 della Costituzione.
Permette alle Regioni a statuto ordinario di chiedere più competenze in vari settori.
In totale sono 23 le materie possibili, dalla sanità all’istruzione, dai trasporti all’ambiente.
Le prime quattro materie scelte per le pre‑intese sono:
– Protezione civile
– Professioni
– Previdenza complementare e integrativa
– Coordinamento della finanza pubblica in ambito sanitario
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Come funziona il meccanismo
Il processo parte dalla richiesta della Regione.
Il Governo valuta e avvia un negoziato.
Si arriva a una pre‑intesa, che deve poi essere approvata dal Parlamento.
In pratica, alcune funzioni passano dallo Stato centrale alla Regione.
Questo consente una gestione più diretta e vicina ai cittadini.
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Perché si parla di benefici
I sostenitori dell’autonomia differenziata sottolineano diversi vantaggi:
– Maggiore efficienza nella gestione delle emergenze locali.
– Possibilità di adattare le politiche alle esigenze del territorio.
– Più responsabilità e trasparenza nelle scelte regionali.
– Avvicinamento delle istituzioni ai cittadini.
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Chi ne trae vantaggio
Le Regioni che ottengono nuove competenze possono:
– Organizzare meglio i servizi.
– Rispondere più rapidamente alle necessità.
– Valorizzare le proprie specificità economiche e sociali.
I cittadini, in teoria, beneficiano di servizi più mirati e di decisioni prese vicino al territorio.
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Le prime firme e il ruolo dei protagonisti
La conferenza stampa ha visto la presenza di figure chiave:
– Attilio Fontana, presidente della Lombardia, che ha ricordato il percorso iniziato con il referendum del 2017.
– Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali, che ha spinto per accelerare le pre‑intese.
– Mauro Piazza, sottosegretario con delega all’autonomia, che ha seguito da vicino il dossier.
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Le Regioni coinvolte
Le prime quattro Regioni interessate sono:
– Lombardia
– Veneto
– Piemonte
– Liguria
Queste aree hanno storicamente richiesto più autonomia e ora vedono concretizzarsi le prime intese.
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Le critiche e i dubbi
Non mancano le opposizioni.
Alcuni partiti temono che l’autonomia differenziata possa aumentare i divari tra Nord e Sud.
Si parla di rischio per l’equità territoriale e la coesione sociale.
Il dibattito politico è acceso.
Da una parte chi vede un passo avanti verso l’efficienza.
Dall’altra chi teme una “Italia a due velocità”.
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Un equilibrio da trovare
Il Governo sottolinea che l’autonomia differenziata non deve rompere l’unità nazionale.
I Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) restano garantiti per tutti.
Si tratta di servizi minimi che devono essere uguali in ogni Regione, come asili nido o trasporto pubblico.
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Conclusione: un percorso appena iniziato
La firma delle pre‑intese è solo il primo passo.
Ora il Parlamento dovrà esaminare e approvare gli accordi.
Il percorso sarà lungo e complesso, ma segna un cambiamento storico.
L’autonomia differenziata promette di ridisegnare i rapporti tra Stato e Regioni.
Con benefici attesi per i territori, ma anche con sfide da affrontare per garantire equità e solidarietà nazionale.
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Sources: On.Tovaglieri
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