Sesto Calende, mozione di sfiducia contro l’assessore alla comunicazione Michele Ponti
Fratelli d’Italia e Siamo Sestesi chiedono la revoca dell’incarico dopo la smentita dell’AGCOM sulla gestione della comunicazione istituzionale
A Sesto Calende si apre un nuovo fronte politico che coinvolge direttamente l’assessore alla comunicazione, Michele Ponti. I gruppi consiliari di Fratelli d’Italia e Siamo Sestesi hanno infatti depositato, in data 7 ottobre 2025, una mozione di sfiducia nei suoi confronti, motivata da “un’errata interpretazione delle norme sulla comunicazione istituzionale” e da “una gestione non inclusiva dei canali informativi comunali”.
La vicenda parte da una mozione di agosto
Tutto ha origine il 27 agosto 2025, quando le due minoranze avevano presentato una mozione congiunta per chiedere che anche i gruppi di opposizione potessero disporre di spazi dedicati sui canali istituzionali del Comune — sito web, social network e canale WhatsApp — per comunicare con i cittadini.
La proposta venne discussa in Consiglio comunale e respinta dall’assessore Ponti, che in quella sede sostenne l’impossibilità di concedere tali spazi, richiamando la legge 150 del 2000 e le disposizioni dell’AGCOM. Secondo Ponti, la comunicazione istituzionale doveva restare “neutrale e priva di contenuti politici”, e non poteva essere utilizzata per il dibattito tra maggioranza e opposizione.
Nel suo intervento in aula, l’assessore aveva precisato:
“I canali social, il sito istituzionale del Comune ed il canale WhatsApp rientrano nella categoria della comunicazione istituzionale e non possono contenere propaganda o dibattito politico. Lo vietano espressamente le norme e lo ribadisce anche l’AGCOM”.
Ponti aveva inoltre annunciato l’intenzione dell’amministrazione di rilanciare l’“informatore comunale” cartaceo entro il primo semestre del 2026, come strumento dedicato anche alle minoranze, ma aveva escluso la possibilità di aprire i canali digitali ufficiali a interventi di tipo politico.
L’intervento dell’AGCOM ribalta la posizione
La questione è però tornata di attualità con una nota dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), datata 22 settembre 2025 e protocollata con il numero 0231997, inviata in risposta alla segnalazione del consigliere di Fratelli d’Italia.
Nel documento, l’Autorità — a firma dell’avvocato Antonietta Polcaro — chiarisce che il divieto di comunicazione istituzionale di carattere politico si applica solo nei periodi elettorali, come stabilito dall’art. 9 della legge 28 del 2000, e che quindi non sussistono ostacoli normativi alla presenza delle minoranze nei canali istituzionali dell’Ente.
Il passaggio centrale della nota AGCOM è inequivocabile:
“Atteso che il Comune di Sesto Calende non è attualmente interessato da competizioni elettorali, allo stato non sussistono elementi ostativi alla possibilità che le forze politiche rappresentate in seno al Consiglio comunale ottengano spazi nei canali di comunicazione dell’Ente”.
Una presa di posizione che — come sottolineano i gruppi di opposizione — smentisce direttamente le motivazioni giuridiche addotte dall’assessore Ponti nel corso del precedente Consiglio comunale.
Le accuse contenute nella mozione
Nel testo della mozione di sfiducia, Fratelli d’Italia e Siamo Sestesi parlano esplicitamente di “lesione del principio di pluralismo e trasparenza della comunicazione pubblica”.
Secondo i firmatari, “solo grazie all’intervento delle minoranze è stato possibile ripristinare la corretta interpretazione normativa”, mentre “l’errore dell’assessore ha privato i cittadini di una rappresentanza completa”.
Oltre al nodo giuridico, i gruppi di opposizione contestano anche l’impostazione complessiva della comunicazione comunale, ritenuta troppo concentrata sul digitale e priva di inclusività:
“L’assessore ha privilegiato una comunicazione esclusivamente online, trascurando fasce significative della popolazione che non hanno familiarità con gli strumenti digitali”, si legge nella mozione.
“Il nuovo sito istituzionale presenta una fruibilità complessivamente inferiore rispetto alla versione precedente e l’informatore comunale — strumento fondamentale previsto dallo Statuto — è stato di fatto abbandonato”.
Le richieste politiche
Alla luce di questi elementi, i due gruppi consiliari chiedono che il sindaco tragga le dovute conseguenze politiche e valuti la revoca dell’incarico conferito a Ponti. Contestualmente, propongono di avviare “un confronto immediato per definire tempi e modalità di accesso ai canali istituzionali da parte delle minoranze” e di adottare “un regolamento chiaro che garantisca pluralismo, trasparenza e multicanalità nella comunicazione pubblica”.
Una questione di principio e di metodo
La mozione di sfiducia, che sarà discussa nel prossimo Consiglio comunale, riporta al centro del dibattito locale il tema del diritto all’informazione e del pluralismo istituzionale.
Al di là degli aspetti tecnici, il caso evidenzia una tensione più ampia tra la necessità di mantenere una comunicazione neutrale dell’amministrazione e il diritto delle minoranze — legittimamente elette — di poter informare i cittadini sulla propria attività consiliare attraverso gli stessi canali ufficiali del Comune.
Se la mozione verrà approvata o respinta spetterà al Consiglio stabilirlo, ma è già certo che la vicenda lascerà un segno nel dibattito politico sestese, sollevando interrogativi su come conciliare efficacia, trasparenza e pluralismo nella comunicazione pubblica di un ente locale.
