Milano ucciso e bruciato. Sesto San Giovanni: tre fermi per omicidio
Milano ucciso e bruciato a Sesto San Giovanni. La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Monza, ha fermato tre persone accusate di omicidio aggravato, rapina, incendio e distruzione di cadavere.
La vittima è un uomo di 62 anni, italiano di origine turca, trovato carbonizzato lo scorso 23 luglio in un appartamento di via Fogazzaro, a Sesto San Giovanni.
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Il delitto e la scoperta del corpo
Il 23 luglio 2025 i vigili del fuoco erano intervenuti per un incendio in un appartamento. All’interno, tra le macerie, è stato trovato il corpo carbonizzato di un uomo. Le prime analisi hanno subito escluso un incidente domestico. Sul cadavere erano presenti numerose ferite da arma da taglio.
Gli investigatori hanno accertato che la vittima era stata colpita con circa trenta coltellate prima che l’appartamento venisse dato alle fiamme. L’incendio era stato appiccato per cancellare le prove e depistare le indagini.
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Le indagini della Squadra Mobile
La sezione Omicidi della Squadra Mobile di Milano, insieme alla Polizia Scientifica, ha avviato un lavoro complesso. Sono stati analizzati tabulati telefonici, telecamere di sorveglianza e intercettazioni.
Grazie a queste attività è stato possibile ricostruire i movimenti dei sospettati e i ruoli assunti da ciascuno nella notte del delitto.
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I tre fermati
Il gruppo è composto da:
– un italiano di 38 anni,
– un cittadino albanese di 33 anni,
– una donna italiana di 36 anni.
Secondo la Procura, i tre avrebbero pianificato l’omicidio con freddezza. La vittima, identificata come Hayati Aroyo, era conosciuta nell’ambiente locale e aveva legami familiari con figure di rilievo della comunità turca.
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Il movente dell’omicidio
Gli inquirenti hanno ricostruito la rete di conoscenze della vittima. Dalle indagini è emerso che i tre fermati nutrivano un profondo astio nei confronti dell’uomo.
Nonostante i legami familiari con ambienti criminali turchi, gli investigatori hanno chiarito che l’omicidio non sarebbe collegato a dinamiche mafiose internazionali. Si tratterebbe piuttosto di rancori personali e motivi economici.
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Il tentativo di depistaggio
Dopo aver colpito la vittima con decine di fendenti, i tre avrebbero dato fuoco al corpo e all’appartamento. L’obiettivo era cancellare ogni traccia e rendere difficile l’identificazione.
Il rogo, però, non ha impedito agli esperti della Scientifica di raccogliere elementi fondamentali. Le impronte digitali e l’autopsia hanno confermato l’identità della vittima e la dinamica dell’aggressione.
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Gli sviluppi giudiziari
I due uomini sono stati condotti nel carcere di Busto Arsizio. La donna è stata trasferita nella casa circondariale di Milano. Ora si attende la convalida del fermo da parte del giudice per le indagini preliminari.
Le accuse sono pesanti: omicidio aggravato, rapina aggravata, incendio doloso e distruzione di cadavere.
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Un caso che scuote Sesto San Giovanni
La comunità di Sesto San Giovanni è rimasta sconvolta dalla brutalità del delitto. Un omicidio pianificato, eseguito con ferocia e seguito da un tentativo di occultamento.
Il quartiere in cui è avvenuto il fatto, via Fogazzaro, è una zona residenziale tranquilla. L’episodio ha generato paura e richieste di maggiore sicurezza.
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Il ruolo della tecnologia nelle indagini
Fondamentale è stato l’uso delle telecamere di sorveglianza. Le immagini hanno permesso di seguire gli spostamenti dei sospettati nelle ore precedenti e successive al delitto.
Anche i tabulati telefonici e le intercettazioni hanno fornito prove decisive. Gli investigatori hanno potuto ricostruire i contatti tra i tre fermati e i loro movimenti.
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Un omicidio premeditato
Gli inquirenti parlano di un delitto premeditato. Non un gesto impulsivo, ma un piano studiato nei dettagli. La vittima è stata attirata nell’appartamento, colpita con violenza e poi bruciata.
Il numero elevato di coltellate dimostra la ferocia dell’aggressione. Un atto che, secondo gli investigatori, rivela odio e volontà di annientamento.
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Conclusioni
Il caso di Milano ucciso e bruciato Sesto San Giovanni rappresenta uno degli episodi di cronaca più gravi degli ultimi mesi. La Procura di Monza continua a indagare per chiarire eventuali complicità e definire il movente preciso.
La comunità attende giustizia, mentre i tre fermati restano in carcere in attesa delle decisioni del giudice.







