Via Crucis Zona Pastorale II a Induno Olona

Induno Olona: Via Crucis
Si è svolta ieri sera, 18 marzo, a Induno Olona la prima delle sette Vie Crucis della Diocesi di Milano.
La prima Via Crucis era interessata la Zona Pastorale II di Varese, presieduta dall’Arcivescovo Sua Ecc.za Mons. Mario Delpini con a fianco il Vicario Episcopale Mons. Franco Gallivanone.
La via Crucis è partita dalla Chiesa parrocchiale San Giovanni Battista ha percorso la I, III, VII e XII Stazione ed è terminata all’aperto della Chiesa di San Paolo.
Grande partecipazione di popolo ieri alla Via Crucis di zona guidata dal nostro Arcivescovo Mario. Insieme al Vicario Mons. Gallivanone ci hanno fatto capire come la croce sia la nostra speranza. Per questo siamo diventati pellegrini di speranza, come recita il motto del Giubileo.
Anche una delegazione di Caronno era presente insieme al parroco don Franco.
Riportiamo di seguito il testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo.
La conversione del discepolo addormentato
1. Restate qui e vegliate (Mc 14,34)
“Nel momento in cui Gesù prova angoscia e invoca l’amicizia, la vicinanza affettuosa dei discepoli, i discepoli Pietro, Giacomo, Giovanni¸ si addormentano.
Il discepolo addormentato è presente nel momento tragico e solenne dell’angoscia del Maestro, ma si estranea. Non si rende conto dell’evento drammatico: ci sono cose che lo interessano di più, ci sono persone più importanti per lui, ci sono sentimenti diversi che occupano il suo spirito. Si estranea, si addormenta. Il discepolo addormentato si addormenta per distrazione.
Il discepolo addormentato è presente presso il Maestro angosciato, ma si addormenta: è troppo stanco, la vita è troppo pensante, le preoccupazioni troppo inquietanti. È oppresso dalla sua vita: come può essere sensibile e partecipe dell’oppressione che grava sulla vita di Gesù? il discepolo addormentato si addormenta per un senso di oppressione.
Il discepolo addormentato è testimone della preghiera del Maestro, ma non partecipa alla sua preghiera perché non sa pregare, non vive la sua vita come una invocazione, ma come un destino, non pensa che Dio possa ascoltare e salvare. Prega, canta i salmi e i cantici insieme con tutta la comunità, ma a proposito della sua vita si domanda: Che cosa può farci Dio? vive una devozione, ma senza relazione con il Padre. Si addormenta per la persuasione dell’assenza di Dio.
2. Gesù, vedendo presso la croce il discepolo che egli amava, disse … (cfr. Gv 19,26)
Il discepolo addormentato diventa il discepolo che Gesù amava e sta presso la croce di Gesù, insieme con Maria.
C’è un percorso spirituale che sveglia dal sonno e rende partecipi della passione, morte e risurrezione di Gesù. è infatti il discepolo che Gesù amava che riconosce il Signore sulla riva del mare (Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” : cfr. Gv 21,7).
Il cammino quaresimale, la celebrazione dei santi misteri e questa Via Crucis che celebriamo, tutto può aiutare anche noi a smettere di essere tra i discepoli addormentati per essere insieme con Maria e con il discepolo amato presso la croce di Gesù.
In che modo può compiersi questa conversione?
2.1. Dalla distrazione alla attenzione
Una vita dispersa, una frenesia di adempimenti, un continuo assedio di sollecitazioni: la distrazione ci accompagna sempre, anche se siamo in chiesa, anche se vogliamo pregare. La distrazione non è neppure una colpa, è una condizione inevitabile. Il Signore però ci risveglia dal sonno della distrazione e ci offre il dono dell’attenzione.
Il Signore attira tutti a sé: l’attenzione è la risposta all’attrattiva di Gesù innalzato da terra. L’attrattiva di Gesù ci raggiunge perché è la rivelazione del compimento dell’amore. Per accogliere l’attrattiva di Gesù è utile seminare nella giornata istanti di silenzio e briciole di desiderio, piccole fessure che fanno entrare la luce di Gesù anche nella nostra vita complicata e frenetica. Piccole briciole di desiderio, pochi istanti di silenzio!
2.2. Dalla oppressione al ristoro
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30).
Che cosa significa quel sospiro che accompagna una vita troppo triste, troppo solitaria, troppo dolorosa. C’è gente che sospira in attese che non finiscono mai, nell’inquietudine e nella sofferenza di una corsia di ospedale, in una preoccupazione per una persona troppo cara e troppo estranea, in una situazione economica troppo precaria. Il sospiro dell’oppressione non sa farsi parola, non sa farsi preghiera, si addormenta per una parentesi di evasione. Gesù invita a cercare in lui ristoro, sollievo. Non dice di pregare, non dice di impegnarsi di più, non dice di immaginare un domani migliore. Dice solo “venite a me”. Ecco: stare lì, vicino, appoggiare il capo alla spalla di Gesù, piangere e sospirare in suo presenza, confidarsi e stare in silenzio. Così il discepolo addormentato può diventare il discepolo amato.
2.3. Dalla devozione alla relazione
Gesù rende partecipi della sua preghiera. Fa sentire la sua voce, il suo grido, il suo pianto, tutto vive in rapporto il Padre “Abbà, Padre!”.
La preghiera non è la recita delle preghiere, la preghiera non è esecuzione di un rito, la preghiera non è una specie di scaramanzia per garantirsi l’aiuto di Dio o di Maria o dei santi per una propria impresa. Piuttosto la preghiera è entrare nella preghiera di Gesù, imparare a dire “Abbà” come Gesù. Come sarà possibile? Non basterà uno sforzo di concentrazione, non basterà la moltiplicazione delle parole. Solo l’effusione dello Spirito Santo ci insegnerà a dire: “Abbà, Padre!” Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. 15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!” (Rm 8,14-16)”