La notizia della condanna a 30 giorni di arresto dell’agricoltore non è pubblicata su Lercio, ma su La Prealpina e quindi non è falsa.
30 giorni di arresto per aver pulito il torrente
Il giornale varesotto ha pubblicato ieri la notizia che il Tribunale di Varese ha inflitto una condanna a 30 giorni di arresto ad un agricoltore. L’uomo nel 2020 aveva pulito l’alveo di un torrente con la ruspa. Il torrente è quello che scorre di fianco alla pista ciclabile di Voldomino nel luinese. Il suo scopo probabilmente era quello di evitare che il torrente esondasse nel suo campo. Ma probabilmente avrebbe avuto anche effetti positivi per la comunità intera.
La condanna
Il giudice monocratico del Tribunale di Varese Chiara Pannone lo ha condannato per violazione del Codice dell’Ambiente (Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152). La condanna è stata a 30 giorni di reclusione e al pagamento di un’ammenda di 200 euro. Il reato è quello di aver movimentato della terra allo scopo di ripulire il letto di un torrente nella piana di Voldomino. Il pubblico Ministero Marco Brunoldi aveva chiesto una condanna più leggera, soltanto 20 giorni di arresto e 60 di ammenda, ma il giudice ha ritenuto di calcare la mano.
Il reato
L’agricoltore luinese, difeso dall’avvocato Laura Alezio, si è giustificato sostenendo di essere stato autorizzato a svolgere l’intervento dal Comune. Ma tant’è e invece di ricevere una benemerenza e il plauso dei suoi concittadini, l’uomo ha ricevuto una condanna penale. Nel 2020 il contadino pulì con una ruspa l’alveo del torrente che scorre di fianco alla pista ciclabile in località Voldomino.
La cosa, evidentemente, non incontrò il favore di un vicino con il quale non era in buoni rapporti. Il vicino presentò denuncia ai carabinieri che aprirono l’indagine, rilevarono una “movimentazione di terreno” senza autorizzazione che condusse al processo. L’accusa sostiene che il contadino avesse effettuato una “movimentazione di terreno” senza autorizzazione mentre la difesa sostiene che stava semplicemente pulendo la riva, rimuovendo rami e altro materiale superficiale.
Tutto questo probabilmente può accadere interpretando un provvedimento (Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152) non particolarmente chiaro.
I fenomeni alluvionali e la pulizia dei fiumi.
Spesso i fenomeni alluvionali sono associati alla pulizia dei fiumi, ma non è solo così. Vero è che in passato si facevano le manutenzioni e oggi il concetto stesso di manutenzione è diventato obsoleto. Ma è anche vero che in passato l’uomo rispettava i fiumi e il territorio ad essi circostante. Dopo la seconda guerra mondiale i fiumi sono diventati cave a cielo aperto per inerti, sabbie e ghiaie. Inoltre sono stati sempre più utilizzati come aree di scolo in cui far transitare il più velocemente possibile le acque dai rilievi al mare.
La prima conseguenza è che, in seguito alle esagerate estrazione dei sedimenti dall’alveo, i fiumi cominciassero il processo di incisione dell’alveo. E’ cominciato un processo di canalizzazione innaturale che ha causato una serie di problemi. Tra questi l’aumento della velocità della corrente e dell’incisione, la minor espansione e, soprattutto, la minor ricarica delle falde acquifere. Infatti trasformando il fiume in un canale di scorrimento veloce abbiamo ridotto al minimo la ricarica del sottosuolo per infiltrazione.
Gli argini
Negli anni, tentando di controllare gli ex fiumi trasformati in canali ad alto scorrimento, sono stati costruiti argini sempre più imponenti. E’ cominciata la battaglia infinita tra i fiumi che si alzano e gli uomini che alzano gli argini. Il panorama si è sviluppato con sezioni idrauliche ridotte all’osso e argini sempre più imponenti. Inoltre ai piedi degli argini si sono insediate aree industriali e residenziali.
La pulizia degli alvei
Prima di tutto bisogna capire che cosa si intende per pulizia fluviale, perché la rimozione del legname secco che rischia di essere trascinato dalle piene ha senso. Invece cavare sedimento, credendo di fare pulizia, provoca aumento della velocità ed erosione. Inoltre gli alberi vivi creano una difesa idraulica passiva, in quanto sono in grado di far rallentare le correnti.
L’impermeabilizzazione del territorio
Nel corso degli anni i presuntuosi cementificatori hanno ristretto oltremisura le sezioni dei fiumi. I territori ai lati sono stati fortemente cementificati e il terreno è diventato impermeabile. Ciò ha impedito al suolo di assorbire naturalmente l’acqua per alimentare le falde trasformandola invece in acqua di scolo, che alla fine rientra nei fiumi.
Guardando vecchie mappe del 1800 o foto aeree del periodo bellico e postbellico si vide chiaramente come i fiumi italiani fossero molto più larghi e complessi. Poi i presuntuosi cementificatori, oltre ad averne estratto le ghiaie e le sabbie necessarie per le loro costruzioni, li hanno costretti in sezioni eccessivamente limitate. Ma, come ben sa qualunque vecchio contadino ignorante, la natura la puoi assecondare, ma mai costringere.
Somma Lombardo 28 giugno 2024.