La petizione contro l’ospedale unico tra Gallarate e Busto ha raccolto 13.086 firme, con la parola d’ordine “Riaccendiamo il nostro ospedale”
Riaccendiamo il nostro ospedale
La raccolta delle firme lanciata lo scorso primo luglio con lo slogan “Riaccendiamo il nostro ospedale” ha avuto un successo quasi inimmaginabile.
Il consigliere comunale di Obiettivo Comune Gallarate Massimo Gnocchi venerdì scorso ha depositato all’ufficio protocollo della regione lo scatolone con le firme raccolte. I promotori della petizione pensano che le firme raccolte siano un segnale che merita di essere ascoltato, anche se probabilmente l’iniziativa si scioglierà nella burocrazia.
L’iter regionale
La petizione, una volta depositata all’ufficio protocollo, dovrà attendere la verifica di ammissibilità del presidente del Consiglio regionale Federico Romani. La verifica può richiedere anche 60 giorni. Poi, se ammessa, verrà esaminata da una commissione competente che deciderà se portarla in consiglio o rigettarla.
La sanità lombarda
Nel frattempo, in attesa dell’ospedale unico che per ora resta sulla carta, la sanità regionale si sta deteriorando a velocità iperbolica. Le liste di attesa hanno tempi biblici e vengono dirottate in strutture private esterne convenzionate. Ma se decidi di pagare tutto si risolve in pochi giorni. Frequentando da utente le corsie e i CUP incontri ancora persone meravigliose che si fanno in quattro per aiutarti. Ma più di tanto non possono fare perché la sanità pubblica si sta decomponendo, malgrado loro. Anche i migliori sono costretti a operare malamente, vittime della volontà politica di esternalizzare la tutela (?) della salute pubblica. In Lombardia la sanità tende a privatizzare e molti sanitari migrano verso le imprese esterne.
Oggi, nella sanità pubblica italiana, mancano all’appello almeno 80mila operatori tra medici e infermieri. Finirà che gli ospedali pubblici (quelli vecchi, quelli nuovi e quelli unici) resteranno cattedrali nel deserto, senza più dipendenti e servizi.