Intervista a Riccardo Mangione, autore del libro “ALL YOU NEED IS SOCCER: tra sport e business un nuovo modo di vedere il calcio”. A questo link potete acquistare il volume.
I principali campionati sono iniziati lo scorso weekend e siamo ancora in pieno calciomercato. Quale occasione migliore per fare un valutazione non solo sportiva del settore, ma anche – e forse soprattutto – rivolta al business che il pallone genera e alimenta.
Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Il progetto parte circa 5 anni fa, era l’estate del 2019 e stavo seguendo una delle tante trasmissioni sul calciomercato. Da juventino ero molto contento della presenza di Cristiano Ronaldo alla Juventus (il trasferimento era avvenuto l’estate precedente per circa 100 mln €) e fino ad allora non mi ero mai interessato veramente degli spaventosi giri economici che coinvolgevano il mondo del calcio.
Da buon tifoso medio ritenevo, come tutti, che girassero troppi soldi ma, in fin dei conti, se la mia società del cuore spendeva moltissimi denari per rinforzare la squadra a scapito degli altri competitors, provavo solo piacere. In fondo qualsiasi tifoso si identifica con la propria squadra e i suoi beniamini. Pertanto vive la loro vittoria o sconfitta come una propria vittoria o sconfitta.
ALL YOU NEED IS SOCCER, equilibro tra etica sportiva e business
Tornando a quel giorno d’estate 2019, ad un certo punto, soffermandomi a guardare in TV gli enormi giri di milioni di € tra ingaggi e cartellini dei giocatori che passavano da una squadra all’altra veicolati magistralmente e furbescamente da procurati ed intermediari, è come se si fosse accesa una luce nella mia testa. Una sorta di luminosa consapevolezza di quanto stava accadendo ormai da tanti anni nel mondo del calcio. Giochi al rialzo, aste multimilionarie, speculazioni totalmente fuori controllo. Il tutto sotto gli occhi di noi tifosi in fondo solo parzialmente consci della presenza di un mondo calcistico totalmente diverso da quello di 30/40 anni fa anche perché tutti offuscati dal tifo e dalla celebrazione eccessiva delle gesta di calciatori a volte rivelatisi mediocri ma esaltati dalla società dei social e dell’immagine.
Mi sono reso conto che il calcio si stava letteralmente trasformando da sport di massa, di aggregazione, di attaccamento alla maglia, di fatica e sudore a show-business sportivo come, ad esempio, l’NBA o il Football Americano.
Due riflessioni alla base del nuovo modello
La mia prima riflessione è stata che siamo Europei e lo sport, in Europa, è diverso da tutto il resto del mondo. In Europa qualunque sport ha sempre avuto un’accezione oserei dire quasi ellenistica (come ai tempi dell’antica Grecia). In Europa anche il calcio, seppur in minor parte, seguiva le orme dei dettami Olimpici. Sia chiaro, nello sport ed in particolare nel calcio, il business c’è sempre stato ma la matrice etico-atletico-sportiva ha quasi sempre avuto il peso maggiore.
La mia seconda riflessione è stata quella di voler provare, nel mio piccolo, a fare qualcosa di concreto per fermare questo “pandemonio” pertanto ho cominciato a elaborare un modo per frenare questo business incontrollato.
Compatibilmente col mio lavoro, tra la fine del 2019 e la metà del 2020 ho ideato un nuovo modello per gestire il Calcio Europeo. Costruendo un sistema logico-matematico per parametrizzare i calciatori e dare loro un valore economico standardizzato sulla base di opportuni paletti inviolabili. Sia per quanto riguarda il costo dei cartellini e il valore degli stipendi e ulteriormente modellati da una serie di parametri, coefficienti e applicazioni percentuali interamente ideati da me.
Il tutto secondo una logica indipendente dall’immagine del giocatore o dal suo appeal internazionale ma solo ed esclusivamente dipendente dalle sue prestazioni sportive, comportamentali e sociali. Alla base di tutto questo sta il fatto che un calciatore, seppur forte e/o famoso, è pur sempre un semplice lavoratore professionista pertanto ha l’obbligo etico di sottostare alle regole civili che ogni persona deve seguire.
Non deve essere un supereroe intoccabile ma può essere un eroe avvicinabile da chi lo esalta. Inoltre, questo sistema porta il giocatore in primis ad effettuare, per la sua carriera, scelte di natura sportiva e solo in seguito di natura economica.
Equilibro e meritocrazia
L’obiettivo quindi è quello di generare un prototipo di calcio in cui meritocrazia, etica e business potessero convivere e sono convinto di esserci riuscito. Tale modello peraltro permetterebbe a molte più società di acquisire giocatori importanti, aumentando di fatto la competitività generale e la possibilità per moltissimi tifosi di veder vincere la propria squadra evitando la deriva calcistica che stiamo vivendo in cui vincono sempre gli stessi perché sono coloro che hanno più soldi.
Oltre alla parte relativa al calciomercato ho ulteriormente ideato una serie di regole (che facessero da spunto di riflessione o di applicazione) per regolamentare la gestione delle sponsorizzazioni, la gestione dei prestiti dei calciatori, la gestione delle rose e dei giovani e la gestione dei contratti, degli allenatori e dei procuratori. Anche in questo caso ho voluto creare un modello sostenibile che potesse evitare le speculazioni incontrollate e le aste da parte dei procuratori e degli sponsor (vere e proprie lobby commerciali).
Immaginare un nuovo modello di competizioni
Infine, ho creato un nuovo modello di Coppe Europee con la finalità di incrementare l’appeal da parte dei tifosi anche di società calcistiche meno quotate. Il merchandising del prodotto “Coppe o Leagues Europee” e, soprattutto, incrementare la possibilità che ci sia sempre più interesse verso le competizioni europee (e non solo sulla Champions League).
Completato il progetto, l’ho presentato informalmente ad un procuratore ed intermediario di alcuni calciatori anche di serie A. L’ha trovato interessante ma che progetti di questo tipo sono in genere ben visti da proprietà americane piuttosto che italiane o europee.
La cosa mi ha un pò tagliato le gambe tuttavia superato il recente periodo sociale più brutto, legato al Covid, ho deciso in maniera “testarda” di scrivere un libro su questo progetto. Credo fermamente in questo modello e che bisogna frenare il calcio-business per evitare che questo sport gradatamente perda di interesse per la sua parte sportiva. E diventi solo motivo di esaltazione di tutto ciò che è contorno e che gli ruota attorno.
Così è nato ALL YOU NEED IS SOCCER che in fondo vuol dire “chi ama il calcio vuole solo il calcio e fa anche a meno di tutto il resto”. Spiega concludendo Riccardo Mangione.
A presto e buona lettura, sotto l’ombrellone per chi è ancora in vacanza, o sul divano aspettando la prossima partita in tv.
Fausto Bossi