Sembra aprirsi la strada che avvicina il fallimento di Putin il quale richiama 300 mila riservisti e indice dei referendum farsa.
Il fallimento di Putin
Anche la fuga dei russi che scappano dalla mobilitazione e le proteste di piazza con più di mille arresti sembrano indicare la strada verso il fallimento di Putin
“Combatteremo per la nostra patria, la nostra terra che è l’unica che abbiamo, la nostra libertà, indipendenza e sovranità” ha detto il presidente Vladimir Putin.
E per farlo Putin ha dichiarato la mobilitazione dei riservisti.
“Non sto bluffando” ha specificato lo Zar.
“Siamo pronti a imporre ulteriori costi economici alla Russia e alle persone e alle entità all’interno e all’esterno della Russia che la sostengono, politicamente o economicamente” ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
I referendum farsa servirebbero per creare un pretesto legale per far sì che ogni tentativo dell’Ucraina di riprendere quei territori sara’ visto come un attacco alla Russia.
Tutte le opzioni
Con questa mossa Putin si sentirebbe autorizzato ad usare tutte le opzioni.
Il quotidiano indipendente Novaya Gazeta rivela che Putin potrebbe chiamare fino a un milione di riservisti anche se il Cremlino lo nega decisamente.
Il numero dei riservisti da richiamare sarebbe contenuto nel decreto firmato da Putin che è secretato e sarebbe stato corretto diverse volte prima della conferma.
I referendum farsa
I referendum farsa sono stati indetti in Donbass autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e nei territori di Zaporižžja e Kherson.
Le operazioni di voto cominciamo oggi venerdì 23 settembre, dureranno fino al 27 e le modalità sono ridicole, sottoposte al controllo assoluto di Mosca.
Nei primi giorni si potrà votare su internet oppure i voti saranno raccolti dalle autorità filorusse casa per casa.
Successivamente forse verranno aperti anche dei veri seggi in alcune città dove i cittadini potranno recarsi a votare sotto il controllo degli emissari moscoviti.
Se qualcuno non aveva ben capito le intenzioni di Putin ci ha pensato l’ex presidente ed ex primo ministro Dmitry Medvedev a chiarire le cose.
Dopo che i cittadini dei territori invasi avranno votato per l’annessione (ovviamente date le modalità di voto Medvedev non ha dubbi) verranno inglobati nella grande Russia.
A quel punto la Russia ha annunciato che non solo le capacità di mobilitazione, ma anche tutte le armi, comprese quelle nucleari, potrebbero essere utilizzate per la loro protezione.