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    La pipì del giudice era nell'armadio a Catania
    Dentro il mobile c’era un ripiano e mezzo occupato da decine di bottigliette di plastica da mezzo litro

    La pipì del giudice era nell’armadio a Catania

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    By Sbardella on 22 Giugno 2022 Cronaca, Cultura, In evidenza, Istituzioni, Italia, Primo piano, Società
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    Al tribunale erano arrivati i nuovi funzionari dell’UPP e, per allestire le loro postazioni, gli operai hanno trovato la pipì del giudice.

    La pipì del giudice era nell’armadio

    La pipì del giudice era nell’armadio in bottigliette di plastica da mezzo litro piene di liquido giallo.

    Il giudice protagonista della ridicola vicenda si giustifica dicendo che nella fase dura del Covid temeva di contagiarsi nei bagni del tribunale.

    Il fatto è successo un mese fa ed è stato pubblicato oggi da La Sicilia 

    È successo negli uffici del Tribunale di Catania, alla quinta sezione civile, secondo piano, lato ovest di piazza Giovanni Verga.

    Funzionari Ufficio Per il Processo

    Gli operai dovevano allestire le postazioni dei nuovi funzionari dell’ufficio per il processo introdotti dalla ministra Marta Cartabia per velocizzare i tempi della giustizia.

    A Catania sono arrivati in 130 di cui 63 per il settore civile e, in particolare, 10 per la quinta sezione.

    Per ricavare una nuova postazione di lavoro in una stanza condivisa gli operai hanno dovuto spostare una grande armadio/libreria utilizzato da un giudice.

    Per alleggerirlo un collega lo ha aperto per poter rimuovere momentaneamente i pesanti fascicoli giudiziari.

    Dentro il mobile c’era un ripiano e mezzo occupato da decine di bottigliette di plastica da mezzo litro. 

    Le bottigliette contenevano un liquido di colore giallastro e della faccenda vennero subito interessati i vertici del palazzo.

    Il magistrato che utilizzava l’armadio alla fine avrebbe svelato l’arcano lasciando tutti a bocca aperta. 

    Le bottigliette sarebbero sue e non solo quelle nell’armadio, ma anche quelle chiuse a chiave in un altro mobile nella stanza.

    Il singolare magistrato avrebbe confessato che la pipì sarebbe sua e poi raccontato delle sue paure per la promiscuità dei bagni durante la pandemia.

    Le sue paure lo avrebbero indotto ad orinare a distanza di sicurezza dalla toilette.

    Inoltre avrebbe disinfettato ogni giorno con l’alcool la sua scrivania.

    Il giudice avrebbe ammesso di non aver portato via le bottigliette prima solamente per “leggerezza e sbadataggine”.

    I corpi di reato

    Quindi si sarebbe impegnato a rimuovere i “corpi di reato” personalmente.

    L’identità del magistrato in questione resta però sconosciuta, perché la casta protegge i suoi accoliti.

    Comunque gira voce che il giudice in questione sarebbe «uno fra i più competenti, puntuali ed equilibrati» dell’intero settore civile (??).

    Ovviamente sembra molto improbabile che non verranno presi provvedimenti anche se qualche collega buontempone propone la fattispecie di abbandono di rifiuti.

    All’esterno del palazzo molti sono preoccupati della fine che avrà fatto, durante la pandemia, l’altro materiale organico rilasciato dal magistrato.

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