11 settembre, la libertà vince sul terrore

L’anniversario di due ferite alla democrazia che la società libera ha saputo respingere con forza

11 settembre, la libertà vince sul terrore

L’anniversario di due ferite alla democrazia che la società libera ha saputo respingere con forza

11 settembre, la libertà vince sul terrore

Si chiama ricordo fotografico o flash di memoria, in inglese flashbulb memory. Ė associato a un evento pubblico particolarmente traumatico. Gli psicologi studiarono il fenomeno per la prima volta nel 1977 quale peculiare meccanismo di memoria biologica che, attivata da un evento che supera i livelli critici di sorpresa, crea una registrazione permanente dei dettagli e delle circostanze legati a quell’esperienza, rendendo il ricordo indelebile nella nostra mente. Era l’11 settembre del 2001 e chiunque ha fermi in mente ricordi vividi, persistenti di quel giorno, caratterizzati da un perenne fermo immagine della circostanza in cui si apprese la ferale notizia dell’attentato alle Torri Gemelle di New York. Chi era in aereo verso gli Usa e ha subito un inevitabile dirottamento, con conseguente sequestro sul velivolo per 24 ore, chi molto più banalmente si trovava a compiere le azioni consuete della giornata: lavoro, passeggiata, pranzo, tv, università ma sempre ricorderà quel momento che da insignificante divenne indelebile. Chi, nella stessa città dell’attacco, era in finestra a osservare il cielo azzurro che in un attimo è diventato nero oppure chi, addirittura era in viaggio di nozze a New York e si stava preparando a visitare il World Trade Center, scampando per un soffio al feroce attentato. E chi, addirittura, sotto anestesia parziale per intervento operatorio, sentendo i discorsi allarmati dei chirurghi ha pensato a un effetto troppo potente dell’anestetico tale da provocare allucinazioni. A Roma la città era fremente in attesa dell’incontro della squadra della Capitale con il Real Madrid, nella prima giornata di Champions League. A lungo si discusse, tra i vertici del calcio, se tenere o meno l’incontro che alla fine si svolse, tra la massima allerta e timore. Poi la pressione dei tifosi ebbe il sopravvento, in quella che fu la giornata caratterizzata nel mondo, da una serie indicibile di emozioni, incredulità, sentimenti contrastanti, suscitati dal più sanguinario attentato della storia. Ė mattina negli Usa, a Manhattan l’orologio segna le 8 e 46 minuti quando il volo AA11 della compagnia American Airlines viene dirottato e si schianta tra il 94esimo e il 98esimo piano della torre nord del World Trade Center, alla velocità di circa 790 chilometri orari. In un attimo si scatena l’inferno: l’America è sotto attacco ed indifesa. La parte alta dell’edificio viene avvolta dalle fiamme. La notizia comincia a fare il giro del mondo. Si parla dello schianto di un aereo non ancora confermato, forse un incidente. Diciassette minuti dopo il primo attentato, alle 9 e tre minuti, un altro volo, il 175 della United Airlines diretto a Los Angeles si abbatte contro la torre sud a 950 chilometri orari colpendola tra il 77esimo e l’85esimo piano. Sono immagini riprese in diretta da tutte le Tv del mondo. L’incredulità e il terrore la fanno da padroni. All’interno dei due edifici si trovano migliaia di persone. C’è chi non ha alcuna via di fuga e si getta nel vuoto per la disperazione. Un vigile del fuoco perderà la vita perché colpito da un uomo lanciatosi da una delle due torri. L’orrore non è finito. Alle 9 e 33 un altro volo, l’American Airlines 77 si schianta contro la facciata ovest del Pentagono: anche il quartier generale della Difesa americana è preso di mira dagli attentatori. Passano altri sessanta minuti, sono le 9 e 46 quando i passeggeri del volo UA93, anch’esso dirottato da un gruppo di terroristi, si ribellano dando inizio a una rivolta. L’obiettivo era la Casa Bianca o il Congresso. Alla fine l’aereo precipiterà in Pennsylvania, scongiurando un altro colpo al cuore degli Usa. Alle 9 e 59, settantatré minuti dopo lo schianto del primo aereo contro la torre nord del World Trade Center, collassa la torre sud generando un’immensa nube di polvere e detriti, che divora tutto ciò che la circonda. Alle 10 e 28 crolla anche la torre nord: le Torri Gemelle diventano improvvisamente solo un ricordo. In quell’11 settembre perdono la vita quasi 3mila persone di 90 nazionalità diverse di cui 373 vigili del fuoco, 71 poliziotti e 265 passeggeri che erano a bordo dei quattro aerei dirottati. Oltre 6mila persone vengono ricoverate per le ferite riportate e altre muoiono successivamente per i danni provocati dalle polveri che soffocano la città nelle ore e nei giorni seguenti. In migliaia contrarranno tumori o malattie respiratorie gravi. Ventiquattro persone risultano tutt’ora disperse. Il gravissimo attacco sembra aver minato al cuore la Nazione, che si ritrova improvvisamente fragile, indifesa. L’11 settembre di 28 anni prima, nel 1973 in Cile i militari presero il potere destituendo il presidente democraticamente eletto, Salvador Allende. Venne instaurata una sanguinosa dittatura che causò migliaia morti, desaparecidos, incarcerati ed esiliati per ragioni politiche. Anche qui, in gioco era la democrazia che per 17 anni divenne solo un ricordo. In entrambi i casi, alla fine, la libertà ha avuto il sopravvento sul terrore e se oggi, anche noi possiamo scrivere di tali episodi, lo dobbiamo alla difesa della società democratica, contro ogni terrorismo.

 

 Emi Michel Maritato